
È una sera come le altre, dopo una giornata di lavoro siamo riuniti a tavola per la cena, io, mia moglie e i mie figli, la mia “Principessa” di quattro anni e il mio “Omino” di due. Io e mia moglie parliamo, o meglio, cerchiamo di parlare del più e del meno tra un grido e un altro dei bambini. In questo periodo gli argomenti sono limitati e quindi ricadi sempre sui soliti argomenti: numero di casi, colori delle regioni, quarantene, chiusura delle scuole e tutti gli altri argomenti che riguardano il COVID-19. A volte penso: << Meno male che non accendiamo il telegiornale mentre mangiamo >>.
Telegiornale o non, l’angoscia della situazione che stiamo vivendo prende il sopravvento e, senza quasi rendercene conto, non esistono altri argomenti. A volte vorrei essere anch’io un bambino e fare la mia vita spensierata, guardare i cartoni animati, andare all’asilo, giocare con i mille balocchi a disposizione e poi andare a letto con un unico pensiero in testa: che libro leggiamo prima di dormire? Quando qualcuno mi chiede: << come stanno i bambini? >>
La mia risposta è sempre la stessa: << Loro stanno bene...loro >>. Una risposta superficiale, detta quasi senza pensare realmente a come stanno. Finito di mangiare il primo, in attesa che la padella si liberi per prepararmi l’uovo al tegamino, fantastico su dove poter andare a fare una girata in sicurezza con la famiglia, penso a quanto vorrei portare la mia “Principessa” allo stadio a vedere la Partita, mi immagino una bella girata a Firenze, penso alle nostre girate del sabato mattina. Quando un anno e mezzo fa la portavo con me a fare i giretti, a mia moglie diceva sempre: << con il babbo andiamo nei “posti” >>, che quasi sempre erano ferramenta o negozio per il fai da te e poi negozio di giocattoli per comprare una bischerata da 2€. Insomma mentre fantastico sulla normalità quasi senza accorgermene dico: << Non vedo l’ora di tornare alla Normalità se mai ci torneremo >>. Una frase detta quasi per dire, di quelle che non attendono una replica perché alla fine hai già detto tutto. Dopo qualche secondo sento la vocina della “Principessa” che inizia a parlare. Lei parla molto e inizialmente, essendo ancora assorto nei mie pensieri, capisco solo che parla di fili. Mi accorgo che non sto ascoltando e le chiedo di ripetere quello che ha detto. Lei mi risponde: << Dopo possiamo togliere tutti i fili >>. << Di quali fili parli? >> chiede mia moglie. “Principessa” risponde: << i fili che separano il nostro giardino >> << La ringhiera amore? >> Dice mia moglie. Lei risponde : << no i fili che vanno dal nostro giardino fino all’altro >> Ora dovete sapere che dove viviamo sembra che si siano divertiti a lanciare cavi del telefono e dell’elettricità da un tetto all’altro e il primo pensiero è stato quello di dire: << dal nostro giardino a quello dello zio? >> << No!! Quelli bianchi e rossi che dividono il giardino >> risponde la “Principessa” battendosi la mano sulla fronte, chiaro messaggio para verbale “questi non capiscono niente”.
A questo punto non ci sono dubbi e sia io che mia moglie capiamo che sta parlando proprio di quel Giardino. La domanda esce quasi contemporaneamente dalla mia bocca e da quella di mia moglie. << Stai parlando del giardino di scuola? >> << Si!! >> risponde la “Principessa”. << Così quando poi è passato tutto possiamo toglierli e andare dove ci pare... sarebbe bello giocare tutti mischiati... >> aggiunge con la voce quasi rotta dall’emozione. Senza rendermene conto le lacrime invadono i miei occhi senza chiedere permesso, guardo mia moglie e anche i suoi occhi sono bagnati. Dopo qualche secondo la “Principessa” si lascia scappare un altra frase: << e poi ho una voglia matta di abbracciare i miei cugini >>. più o meno sono queste le sue parole, ma la mia testa, occupata a respingere le lacrime, apprende solo il significato.
Anche loro, forse più di noi, soffrono questa situazione. Noi, abbiamo più padronanza delle parole e possiamo esprimere il nostro stato d’animo confidandoci con altri adulti, oppure possiamo bere un po’ di vino per allentare la tensione. Loro invece non sanno ancora esprimere i loro sentimenti a parole e soprattutto non possono bere vino quando ne hanno bisogno.
Forse anche loro si ricordano quando in giardino potevano correre ovunque, quando potevano abbracciare con gli altri bambini, quando con le maestre potevano avere quel contatto umano che oggi non è concesso. Chi sà, magari tra di loro a scuola parlano di questi ricordi e utilizzano parole che hanno sentito dire a casa.
Me l'immagino a parlare in giardino:
<< ti ricordi quando si poteva correre da qui fino in fondo? >> << già!! e ti ricordi quando questi brutti fili bianchi e rossi non c’erano e si poteva giocare tutti insieme anche con le altre classi? >>
<< forse domani finisce tutto e li tolgono >> ……
Sono solo Bambini?? NO!! Sono dei piccoli Uomini e piccole Donne dai quali possiamo imparare ad essere migliori.
Simone Bernardini
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